Perché medicina e territorio

Oggi il territorio, a parole, é al centro dell'attenzione dei politici e degli amministratori del Servizio Sanitario Nazionale. La medicina generale, da sempre alla prese con le criticitá del "territorio", dovrebbe essere il fulcro di tutto. Questo blog , perciò, vuole porsi come luogo di stimolo, di controllo, di esposizione dei fatti e di opinioni di parte (la medicina generale). Vuole interagire con quanti, interessati da questa "riforma" , vogliono condividere le proprie aspettative ,le proprie ansie , le proposte ,le denunce e non sono disposti ad essere considerati come semplici pedine. PARTECIPA SU FACEBOOCK (https://it-it.facebook.com/ ); ISCRIVITI AL GRUPPO " MEDICINA DEL TERRITORIO" SEGUI SU TWITTER : @Med_Territorio

mercoledì 29 febbraio 2012

Abolito l'obbligo di indicare la dizione " sostituibile con equivalente a minor prezzo"

Apprendiamo e diffondiamo. La versione definitiva del famigerato art 11 che riguarda la prescrizione dei generici è stato riformulato. Sparisce l'obbligo della dicitura "sostituibile con equivalente". Resta l'obbligo di informare il paziente dell'esistenza di un equivalente generico a prezzo più basso. Il farmacista,se il paziente non accetta, non sostituisce il farmaco. In pratica nulla cambia, anche se dal punto di vista dei produttori di farmaci brand si riportano sullo stesso piano tutti i farmaci. Lo Snami resta del parere che, quando ci sono dubbi, conviene aggiungere la dizione "non sostituibile".

Ricetta elettronica

Oggi presso il ministero competente il nostro Domenico Salvago rappresenterà lo SNAMI al tavolo convocato per la ricetta elettronica. Seguiteci per l'aggiornamento.

Pasquale Orlando

"Alterius non sit qui suus esse potest - Cicerone"

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martedì 28 febbraio 2012

Il Pronto soccorso in fiamme e il medico di famiglia-pompiere

Dal blog del collega Massimo Trombesi (http://nuke.massimotombesi.it/Blog/tabid/530/Default.aspx), si segnala questo interessante articolo sull'argomento del momento: 24/2/2012 Le vicende di questi giorni riguardanti i reparti di Pronto soccorso degli ospedali, stanno suscitando polemiche sulla Medicina Generale (MG), ritenuta inefficiente o latitante nell’occuparsi di pazienti che affollano i reparti come codici bianchi e verdi.   E’ curioso (a voler essere buoni, perché è in realtà un errore metodologico grossolano) che l’efficienza della MG si valuti in base a quanti ne arrivano al P.S., senza chiedersi di che percentuale si tratti rispetto al numero complessivo di pazienti visti e trattati dai medici di famiglia.  La semplicistica lettura si combina bene con una semplicistica proposta di soluzione: i medici di medicina generale siano disponibili 7 giorni alla settimana per 12 ore al giorno nei loro studi, per intercettare questa vasta domanda di cure impropriamente afferente a luoghi dedicati alle “vere” urgenze ed emergenze.   Due semplici calcoli per valutare meglio l’entità del problema. Secondo il ministro Balduzzi, i reparti di Pronto soccorso italiani effettuano 23 milioni di visite all’anno(1), e secondo i colleghi ospedalieri, il 20% sono codici bianchi e il 60% sono codici verdi, cioè accessi ritenuti “impropri”, che non ci dovrebbero essere. Bene, i 47.000 medici di medicina generale italiani hanno in media circa 8 accessi per assistito all’anno (una trentina di pazienti al giorno). A conti fatti, con una media di 1.000 assistibili per medico, si tratta di 376 milioni di accessi all’anno, senza contare i 7.500 pediatri (che misteriosamente rimangono esclusi dalle polemiche). Se i medici di medicina generale intercettassero tutti i codici bianchi e almeno metà di quelli verdi (giusto per lasciare al Pronto soccorso almeno la traumatologia) la metà dei pazienti visti nel Pronto soccorso andrebbe dal proprio medico e in un batter d’occhio il sovraffollamento da accessi impropri sarebbe risolto. Circa 12 milioni di visite in più rimarrebbero in carico alla Medicina Generale, ma a conti fatti si tratterebbe di un aggravio di lavoro francamente irrisorio rispetto a quello abituale. 12 milioni di visite divise per 47.000 medici di medicina generale fanno infatti 255 visite in media all’anno: anche escludendo i giorni prefestivi e festivi si tratta di un solo paziente in più al giorno da visitare per ogni medico. Si accomodino, verrebbe da dire, non ce ne accorgeremmo neppure, al massimo ci vorrà un’altra sedia in sala d’attesa.   Naturalmente nessuno fa conti del genere, e così esce una presunta soluzione, bizzarra e incredibilmente sproporzionata: apertura degli studi dei medici di medicina generale per 12 ore al giorno, sette giorni alla settimana, da parte di medici riuniti in “aggregazioni” più o meno “funzionali”, con una terminologia la cui vaghezza fa intuire che nessuno sappia di cosa sta parlando (in Italia è normale quando si tratta di Medicina Generale) e che cosa comporti ad esempio in termini logistici e di infrastrutture (ad esempio di comunicazione), per non parlare di innumerevoli altre conseguenze, che potrebbero perfino portare ad un aumento degli accessi al Pronto soccorso, ad esempio se si riducesse il lavoro sui pazienti cronici e a maggiore rischio. E’ chiaro che 12 ore di studi medici aperti e aggregazioni funzionali tra più medici per ottenere la relativa copertura, rappresenterebbero una vera e propria rivoluzione dell’assetto organizzativo della Medicina Generale. Ma ci si deve allora anche chiedere se una rivoluzione del sistema delle Cure primarie possa essere pensata con lo scopo di vedere (anzi, “intercettare”) un paziente in più al giorno, cioè con il precipuo scopo di risolvere i problemi del Pronto soccorso. Che la Medicina Generale non sia in Italia particolarmente valorizzata, e anzi sempre più subalterna ed emarginata nelle politiche sanitarie e in tutto ciò che ci gira intorno, non è una novità, ma che possa essere finalizzata a risolvere i problemi di altri, a costo di rivoluzionarla senza alcuna considerazione delle sue più specifiche funzioni, è un concetto abbastanza innovativo.   Rimane ancora da chiedersi se almeno potrebbe funzionare. La risposta è semplicemente “no”. Nessuno ha mai dimostrato che una maggiore disponibilità oraria dei medici di medicina generale determini una riduzione di accessi al Pronto soccorso (vi sono anzi esperienze contrarie), e alla mancanza di prove va aggiunto anche che è del tutto inverosimile che ciò possa accadere, per lo meno in misura apprezzabile. Negli orari in cui si concentra il lavoro dei medici di medicina generale (mattino e pomeriggio), non sembra che gli accessi al Pronto soccorso crollino di numero come ci si dovrebbe aspettare. Le persone ci vanno per propria autonoma decisione, non perché “non trovano” il loro medico, ma perché ovviamente non fanno una valutazione scientifica del loro stato, e pensano proprio di aver bisogno di un Pronto soccorso, vuoi per una percezione di potenziale gravità, urgenza, o rischio dei sintomi che presentano, vuoi perché ritengono di aver bisogno di esami diagnostici indisponibili presso il loro medico: una lastra, un’ecografia, delle analisi, una consulenza specialistica, o magari perché sperano di poterli effettuare senza i tempi biblici delle smisurate liste di attesa. Se a questo si aggiunge che ipotetiche “aggregazioni” di medici di medicina generale non fornirebbero al paziente alcuna garanzia neppure di trovare il proprio medico curante (l’unico vantaggio ipotizzabile rispetto al Pronto soccorso), la soluzione si manifesta per quello che realmente è: un’illusione frutto dell’incapacità di comprendere i determinanti di un fenomeno che muove milioni di persone all’anno, in qualunque paese lo si vada ad esaminare, a fronte di un evidente sottodimensionamento dei servizi di cui invece non si vuol prendere atto.   Le accuse alla Medicina Generale di rendersi irreperibile nel momento del bisogno sono false, anche se ci può forse essere una differenza tra quanto accade in media nelle grandi metropoli (che è sotto gli occhi di tutti ed in particolare dei media) e nel resto d’Italia o nelle zone rurali, dove si lavora duro, sempre nell’ombra, e un medico irreperibile sarebbe un medico senza pazienti. Innegabilmente la Medicina Generale si è fatta carico negli ultimi 20 anni del portato di un rilevante processo di deospedalizzazione, condotto in termini riduzione di ospedali, di posti letto e di lunghezza delle degenze. Lo ha fatto senza vedersi destinata alcuna risorsa aggiuntiva rispetto al passato, nessun investimento né economico, né in servizi, né in incentivi per prestazioni che richiedano strumenti diagnostici, e neppure in agevolazioni fiscali (ad esempio, un medico di medicina generale che investe nella propria professione per offrire più servizi ed assume personale dipendente paga l’Irap, a differenza di chi non lo fa). Correttamente, la Medicina Generale è stata negli ultimi anni identificata come naturale destinataria dell’onere della cronicità, dell’assistenza agli anziani fragili, delle cure programmate, della medicina cosiddetta di iniziativa per il monitoraggio delle prevalenti condizioni di rischio, specie cardiovascolare e metabolico. Ma in Italia c’è un’infermiera ogni 39 medici di medicina generale, e una segretaria ogni 5, situazione impensabile in qualunque altro paese europeo e forse del mondo. Ora, oltre che occuparsi di cronicità, cure programmate e domiciliari, ci si chiede anche l’esatto opposto: di fronteggiare l’acuzie che si rivolge “impropriamente” al Pronto soccorso, organizzandoci per coprire la bazzecola di 12 ore al giorno (c’è da scommettere, ad “isorisorse”), il tutto in mancanza di qualunque presupposto logistico e funzionale per aggregarsi, e svolgendo quindi anche un ruolo tipicamente di medicina di attesa. Altrimenti il Pronto soccorso soffre. Verrebbe voglia di rispondere male, ma siccome è d’obbligo essere educati, basti chiarire che quello che si sta cercando non è un Medico di Medicina Generale, ma Superman, un alieno che resiste a tutto – perfino alle scemenze – essendo notoriamente vulnerabile solo alla kryptonite verde. Non resta che fare i migliori auguri per la ricerca, sempre più difficile dato che entro pochi anni mancheranno in Italia molte migliaia di medici di medicina generale: troppo poco attraente è oramai questa professione per i giovani medici che non ambiscono certo ad un lavoro così incompreso e maltrattato.       Massimo Tombesi,     medico di medicina generale, Macerata

venerdì 24 febbraio 2012

Esecutivo nazionale Snami del 24 febbraio 2012.

Testa: la posizione dei soli noti sta distruggendo la medicina generale. Come al solito in soccorso del potere!
Pasquale Orlando
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FIMMG pronta ad aprire gli studi nel fine settimana !!

Medical NEWS ( da newslettermerqurio,net): Medicina territoriale, la Fimmg è pronta ad aprire gli studi anche nel fine settimana. Una notizia incredibile. La FIMMG si dichiara pronta ad aprire gli studi medici nel fine settimana. E' proprio vero , c'è sempre chi è piú realista del re. Ci domandiamo con quali strumenti clinici ( non solo economici!) i colleghi dovrebbero sopperire ai pazienti urgenti anche se da codice bianco. Crediamo che senza investimenti sul territorio non si possono mandare allo sbaraglio i colleghi. Non dimentichiamo che i cosiddetti codici bianchi, molto spesso, sono riconosciuti tali dopo esami strumentali, nei Pronto Soccorso. Nello studio cosa faremo; daremo una pacca sulle spalle al paziente?!? Ma tant'è. C'è chi ê già "pronto" a soccorrere il potere in difficoltá.
Pasquale Orlando
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giovedì 23 febbraio 2012

Testa: P.S. Intasati e la colpa sarebbe della medicina generale?

Comunicato stampa dello Snami. Testa: invece di risolvere i problemi si preferisce praticare lo sport dello scaricabarile: la colpa è della medicina generale! vai al sito nazionale

mercoledì 22 febbraio 2012

Riforme a costo zero per snellire la Sanitá

Si segnale sull'edizione digitale de il Foglio di oggi ( www.il foglio.it ) l'interessante articolo di Marcello Crivellini. Purtroppo, come un mantra, si ripete la necessitá, fra le altre cose giuste, della disponibilitá h12 della medicina generale, dimenticando che, in ogni caso, bisogna investire nel territorio. Non tanto in apertura di strutture nuove, ma permettendo l'accesso, in tempi reali, agli strumenti diagnostici indispensabili per fare da "filtro". Altrimenti affidare la risoluzione dei problemi di PS alla mera disponibilitá h 12 dei medici di medicina generale, dal punto di vista del servizio ai cittadini, non risolverebbe la situazione. Si tradurrebbe solo in una gigantesca operazione "scaricabarile".

Ministro Balduzzi: medici di medicina generale h12 7 giorni su sette

ci risiamo! ogni volta che c'è un aumento degli accessi al Pronto Soccorso che mettono in crisi il sistema, viene fuori la storia della Medicina Generale che lavora poco, che non si trova, delle guardie mediche insuffienti e chi più ne ha più ne metta. La soluzione: la solita! Questa volta il neo Ministro "tecnico" non perde l'occasione per fare il "politico". Dichiara che i medici di medicina generale dovranno lavorare 12 ore al giorno per sette giorni alla settimana, per intercettare le pseudo emergenze da codice bianco sul territorio. Se la matematica non è un opinione, sono 84 ore la settimana! Con quali strumenti e dove intende farci lavorare non è dato sapere. Ne come verranno strutturati queste aggregazioni territoriali. La solita uscita demagogica a buon prezzo ( mediatico ) che illude la gente e non costa nulla. Nel frattempo si monta una polemica nei confronti di una categoria, come la nostra, che lavora duramente ogni giorno e sopperisce alle carenze strutturali, organizzative e di mezzi che il territorio non ha, con l'impegno personale e mettendoci la faccia. Cosa ne pensate? Lo Snami, da tempo, ha proposto il progetto Me.Di.Co., che con pochi investimenti ed un attenta regia di coordinamento fra le varie figure territoriali avrebbe permesso al territorio di rispondere alle sfide lanciate dalla ristrutturazione degli ospedali. Invece si preferisce inseguire il grandi gruppi, ben sapendo che poche regioni possono permetterselo, in una sorta di ospedalizzazione del territorio che si tradurrá in ulteriori liste di attesa e complicazioni burocratiche.

martedì 21 febbraio 2012

Rai rinuncia al canone su pc e tablet

Dal sito di repubblica.it, la Rai rinuncia al canone su pc e tablet. È una buona notizia. Però è da notare che si è trattato, come si evince dall'articolo, di una interpretazione del Ministro competente alla quale la Rai si è adeguata. Questo significa che, in effetti, la questione è stata archiviata, per ora. Cosa potrebbe accadere se vi sarà una diversa "interpretazione" in un futuro prossimo? Sarebbe auspicabile una soluzione legislativa; questa si risolutrice della querelle. Speriamo, quindi, che la politica si faccia parte attiva della problematica. Per il momento possiamo tirare un sospiro di sollievo ! Magari si potrebbe lanciare una richiesta di legge popolare raccogliendo le firme necessarie per promuovere una legge chiara e incontrovertibile. Non si può tassare il futuro!

lunedì 20 febbraio 2012

domenica 19 febbraio 2012

Attivitá parlamentari: in pensione a 67 anni, possibile fino a 70

Medici in pensione a 67 anni (ma su richiesta si potra' rimanere fino a 70) e possibilita' per le aziende sanitarie di 'auto-finanziarsi' attraverso la raccolta fondi da parte di proprie fondazioni no profit. Sono le ultime modifiche approvate in commissione Affari Sociali della Camera al ddl sul governo clinico, il provvedimento che riscrive la governance della sanita' pubblica. Vagliati anche tutti gli emendamenti all'articolo 8 del testo, l'ultimo empasse si potrebbe tuttavia registrare proprio su un articolo '8-bis', che affronta il tema dell'assicurazione obbligatoria per i professionisti.Contenuti CorrelatiLa Commissione ha intanto respinto un emendamento dell'Italia dei Valori che prevedeva una verifica dei requisiti attitudinali e psicofisici per i medici che fanno richiesta di posticipare l'eta' di pensionamento dai 67 ai 70 anni. Lo rende noto Antonio Palagiano, responsabile Sanita' dell'Italia dei Valori, che parla di "battaglia in commissione". "Trovo inconcepibile - afferma Palagiano - che, a differenza di quanto accade per i piloti di aerei, nelle cui mani viene riposta la vita di centinaia di persone solo dopo che hanno superato scrupolosi esami medici, un chirurgo possa operare fino a 70 anni senza che sia prevista alcuna modalità di controllo". Palagiano si dice invece "lieto che la Commissione abbia approvato l'emendamento a mia prima firma che prevede la possibilità, per le aziende ospedaliere, di costituire nel loro ambito organismi o enti no-profit per la raccolta di fondi atti all'acquisizione di tecnologie sanitarie ritenute di interesse strategico per lo sviluppo della risposta sanitaria aziendale. Si tratta di un'opportunità - conclude Palagiano - già prevista da anni in altri Paesi della UE, che può rappresentare una sorta di autofinanziamento in un periodo in cui i piani di rientro hanno tagliato drasticamente le risorse destinate alla sanità". Non tutti in commissione concordano sull'opportunità di legare a questo provvedimento anche la questione dell'assicurazione (piu' appropriato, e' il ragionamento, potrebbe essere il ddl sul rischio clinico, 'impantanato' pero' al Senato) e lo stesso ministro della Salute, Renato Balduzzi, che ha sempre mostrato la volonta' di andare avanti sul governo clinico, avrebbe espresso perplessita' nell'introdurre anche il capitolo assicurazioni. In ogni caso si e' chiesto un approfondimento e nei prossimi giorni la commissione dovra' decidere se procedere appunto con un approfondimento (leggi stop all'esame del provvedimento per ulteriori audizioni) o se stralciare l'argomento e arrivare alla conclusione dei voti sul governo clinico. Tra le ultime modifiche approvate, comunque, una proposta dell'Idv di permettere alle strutture sanitarie di costituire nel loro ambito delle fondazioni no-profit per la raccolta di fondi ''atti all'acquisizione di tecnologie sanitarie di interesse strategico per lo sviluppo della risposta sanitaria aziendale''. Bocciate invece le richieste, avanzata sempre dall'Idv (nonostante i voti favorevoli della Lega), di verificare il possesso dei requisiti attitudinali e psicofisici per i camici bianchi che vogliono restare in servizio fino a settant'anni e di non permettere ai professori universitari in pensione di continuare a svolgere attivita' di ricerca

Testa: il ministro: medici in servizio 7 giorni su 7!

Segnalo il seguente link:
http://www.corriere.it/cronache/12_febbraio_19/de-bac-Mai-piu-visite%20in-studio-per-medici-dei-nostri-ospedali_5015e182-5ad0-11e1-af48-fbc2e490f6c3.shtml

Commenti: di nuovo delle affermazioni che non rispettano nemmeno i contratti, instaurando delle aspettative non corrette nei cittadini.

Pasquale Orlando
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RAI: canone speciale anche sui computer ! Attacco alla libertà della Rete.

La RAI sta inviando richieste di pagamento per il canone speciale anche agli studi medici che non hanno TV. Secondo l'azienda basta il possesso di un computer atto, o adattabile, a ricevere trasmissioni televisive attraverso la rete, per far scattare il canone speciale per la "modica" cifra di euro 200,91  all'anno!
E' un interpretazione di un Regio Decreto del 1938!!
La rete è uno spazio virtuale " privato" di proprietà dei gestori telefonici  nel quale ognuno sceglie di esserci e sceglie se i propri siti siano accessibili o meno, pagando, fra l'altro un abbonamento ai gestori di telefonia. Nessuno ha obbligato la RAI ad essere in Rete e, pertanto, é assurdo che pretenda un canone, speciale o non! Tra l'altro il pagamento di una imposta , sarebbe una anomalia in quanto, di fatto, tasserebbe a favore di una societá tutta l'attività multimediale che si svolge in Rete, frutto della libertà individuale che, in tutta evidenza, non sono di competenza RAI e niente hanno a che fare con il "compito" servizio pubblico che dovrebbe svolgere. Comunque, assieme alle altre categorie interessate ( società, imprese, liberi professionisti, cooperative ecc ) anche lo SNAMI si sta interessando della problematica che, in ogni caso, rappresenta un onere in più di cui non si sentiva proprio il bisogno. Oltretutto , almeno per i medici di Assistenza primaria, il possesso del computer nello studio è un obbligo contrattuale. Le certificazioni di malattie, per esempio, devono essere spedite, obbligatoriamente, on line, così come i certificati per l'invalidità civile, le cure termali ecc.. Tutto ciò, se passasse questa sciagurata pretesa, dovrebbe essere rivisto. Il nostro Presidente Nazionale , Angelo Testa, ha assicurato l'intervento del Sindacato in difesa dei propri iscritti e, anche, in difesa del diritto alla libertà della rete che, con questo balzello, iniquo, viene colpita senza tanti complimenti. Sono già partite, infatti, numerose interrogazioni parlamentari per chiarire questa assurdità e altre iniziative legali sono pronte per contrastare l'iniziativa della RAI.
P.Orlando