Perché medicina e territorio

Oggi il territorio, a parole, é al centro dell'attenzione dei politici e degli amministratori del Servizio Sanitario Nazionale. La medicina generale, da sempre alla prese con le criticitá del "territorio", dovrebbe essere il fulcro di tutto. Questo blog , perciò, vuole porsi come luogo di stimolo, di controllo, di esposizione dei fatti e di opinioni di parte (la medicina generale). Vuole interagire con quanti, interessati da questa "riforma" , vogliono condividere le proprie aspettative ,le proprie ansie , le proposte ,le denunce e non sono disposti ad essere considerati come semplici pedine. PARTECIPA SU FACEBOOCK (https://it-it.facebook.com/ ); ISCRIVITI AL GRUPPO " MEDICINA DEL TERRITORIO" SEGUI SU TWITTER : @Med_Territorio

domenica 12 febbraio 2017

Quando la politica la fa da padrona. Considerazioni in merito alla situazione sanitaria e del mondo medico.

Ultimamente mi accorgo che il mondo medico sta navigando a vista, diviso e senza una visione strategica. Ormai lo spazio per delle proposte serie e concrete, complice anche l’assenza di politici all’altezza della situazione, si riduce solo a delle roboanti prese di posizioni e enunciati di principio che lasciano il tempo che trovano. Tutto si riduce ad una inutile difesa delle singole categorie mediche. Nella sanità socializzata che , in ottemperanza al dettato costituzionale, dovrebbe garantire una equità di accesso alle cure e una efficace prevenzione, questa situazione lascia solo campo libero alla peggiore politica sanitaria e clientelare. Politica che pesa l’intervento in sanità con il solo orizzonte temporale dell’utilità elettorale spicciola. Lo si avverte ormai un po' dappertutto e particolarmente nelle regioni in regime di rientro, dove, al di là delle prese di posizioni a beneficio dei media , tutto si muove affinché nulla cambi. Una situazione di caos “programmato” di tutti contro tutti dove prosperano i soliti noti e non si vede un disegno coerente e uniforme , teso alla programmazione e alla garanzia dell’accesso alle cure con efficacia ed efficienza. È un continuo rincorrersi di “emergenze” che sono l’alibi, ormai ,eterno a questa situazione paludosa dove si muovono diversi interessi. La nostra Categoria è caduta con tutte le scarpe in questa trappola e,ciascuno, per propria parte contribuisce a questo scenario. Infatti le singole rimostranze dei dirigenti , piuttosto che dei convenzionati e dirigenti del territorio, ciascuna presa nel suo contesto, potrebbero apparire sacrosante e condivisibili. Però, qui casca l’asino! In questo modo , mettendo gli uni contro gli altri , ospedale contro territorio, non si fa che il gioco di chi in questa palude ci guadagna in tutti i sensi; tanto alla fine sono sempre i medici e gli operatori sanitari quelli chiamati a risponderne. Bisognerebbe prendere coscienza che il problema sanità non si esaurisce nella programmazione sanitaria delle regioni e nemmeno nel finanziamento “tout court”, ma in una visione di insieme coerente con gli obiettivi da perseguire che sono ,principalmente, quelli di garantire un’ accesso efficace alle cure in un contesto di “integrazione” fra i diversi livelli che sia indirizzata agli obiettivi. In una parola il territorio e l’ospedale dovrebbero essere funzionalmente integrati per poter garantire una presa in carico dei pazienti che ne abbiano bisogno. Quindi attrezzare il territorio in maniere efficiente con mezzi , non nuove sovrastrutture burocratiche inutili, in grado di supportare le capacità diagnostiche e terapeutiche in modo da consentire una reale presa in carico delle cronicità, che sono la vera “emergenza” della nostra civiltà dove l’età media si è, per fortuna , innalzata. Ma , dove d’altro canto sono aumentate le polipatologie e le comorbidità. Non attrezzare il territorio con degli investimenti in tal senso, è suicida e miope al tempo stesso. Perché, al di là dei rituali titoli "scaldalistici" della stampa sugli accessi nei PS nei, pevedibili, picchi dei periodi influenzali o durante le festività , resta assolutamente senza risposta la mancanza di mezzi che i medici e gli operatori del territorio ( dirigenti e convenzionati) lamentano e che non li mettono in condizione di prendere in carico effettivamente i pazienti cronici. Questo si riverbera , inevitabilmente, nell’affollammento nei PS che, invece, dovrebbero affrontare le vere urgenze. Non rendersi conto di questo, o peggio, fare da scaricabarile, non solo non allontana il maggior carico di lavoro, ma incattivisce i rapporti con l’utenza che viene indotta a credere che i siano gli operatori il vero problema; mentre invece è il fallimento della programmazione politica del territorio il vero artefice di tutto questo! Dovremmo, a mio avviso, fare fronte comune e chiedere alla politica quello che deve fare : risolvere i problemi prendendosi le proprie responsabilità. Dunque: attrezzare il territorio, investire in mezzi, non in inutile burocrazia, integrare il territorio con l’ospedale in modo da mettere in condizione il primo di fare il proprio lavoro e il secondo di intervenire laddove serve ;cioè nelle vere urgenze! Per far ciò bisognerebbe smettere di ragionare per comparti stagni ( divide et impera, ricordate!) e aprirsi ad un sereno , franco e costruttivo confronto. Solo in tal modo possiamo mettere la politica di fronte alle proprie responsabilità e non consentirle di avere più alibi e, soprattutto, a non demotivare e ridurre quella che è la più nobile delle professioni ad un mero fattore di produzione sull'altare della politica spicciola. Purtroppo, come dicevo in apertura, non vedo segnali positivi in tal senso e si continua nel perpetuare tale tragico errore che svilisce , oltre che il sindacalismo medico, soprattutto la professione che, per chi la pratica con amore e passione, è costata anni di studio e di sacrifici che vengono inevitabilmente mortificati! Questo non può e non deve essere accettato. Tocca muoverci e tocca farlo con solerzia, nell’interesse della professione e della tutela della salute dei cittadini; tutela che , anche a causa di un medico demotivato e prigioniero delle logiche sopra descritte, viene inevitabilmente indebolita.
Io ci credo ancora.